Il nazismo

Robert d’Harcourt (1881-1965), vine ferito durante la Prima guerra mondiale, dove perse l’uso del braccio destro, iniziò a insegnare lingua e letteratura tedesca nel 1920 presso l’Istituto Cattolico di Parigi.

Nel 1936, a seguito di più di una visita nella Germania di Hitler, lanciò l’allarme a proposito della vera natura di quel regime nel libro Il vangelo della forza. Il 28 settembre 1940 l’opera fu censurata dall’occupante, come altri due suoi libri.

Si unì alla Resistenza attraverso numerosi articoli clandestini, dando l’esempio ai suoi figli: due di loro furono deportati a Buchenwald. Al loro rilascio, presentò la sua candidatura all’Accademia di Francia, dove fu eletto nel febbraio 1946.

Il libro “Il nazismo” pubblicato da edizioni San Paolo, spiega come fosse facile capire la vera natura di Hitler, del suo carattere profondamente anticristiano e antiumano.

Nel volume l’autore denuncia la passività della gioventù cattolica e soprattutto dei giovani tedeschi, soggiogati che si piegarono al nuovo potere, non mancando di sottolineare il clima d’intimidazione fatto di perquisizioni e arresti.

L’autore non si placa e sprona la gioventù cattolica tedesca a non adottare una tattica difensiva che porterà solo ad una sconfitta.

L’unica speranza che l’autore intravede è nella minoranza che ha coraggio ed è indomita che a differenza dei cattolici definiti “tiepidi” darà filo da torcere ai potenti.

In queste pagine risuona la crudeltà e la ferocia del nazismo, fatto non solo di repressione fisica ma realizzata attraverso l’educazione dei giovani.

D’Harcourt riteneva che dimenticare il pericolo scampato fosse un errore, evitare che l’ideologia totalitaria non tornasse occorreva studiarla e comprenderla nel suo significato più profondo e nelle motivazioni.

Il nazismo – Robert D’Harcourt – pag.196 – 18.00 euro

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